Il Giulio Cesare è una di quelle opere apparentemente
lineari, semplici e in realtà si muove inquieta, misteriosa,
imprendibile. Una tragedia che sembra formata da due
opere distinte, con due protagonisti diversi: i primi tre atti dedicati a Cesare, gli ultimi due a Bruto. Come a dire
che il vero protagonista non è un uomo, ma un concetto:
il rapporto tra potere e libertà.
In questa visione quale migliore luogo per rappresentare
“un concetto” come il potere e la libertà se non I Fori
Imperiali, che con i loro messaggi architettonici, in particolare
quello del Foro di Cesare e quello del Foro di Augusto,
sono due veri e propri programmi politici visivi.
L’idea interpretativa del regista, Roberto Marafante, che
sottende questa scelta è che i luoghi non sono scenografie,
ma concreti oggetti di un dialogo che si intreccia
con quello dei personaggi. Sarà quindi il pubblico a
muoversi e non la scena a cambiare, sarà il pubblico a
scoprire la prospettiva giusta dalla quale osservare una
certa azione del dramma, perché l’oggetto architettonico che la sosterrà ne narrerà anche un più profondo
significato.
Per fare un esempio: la casa di Cesare è il suo Tempio di
Venere (al Foro di Cesare), visto che l’imperatore stesso
si proclamava discendente della Dea; oppure Bruto,
vinto dall’esercito di Ottaviano, può morire sulla scala
del Tempio di Marte Ultore (al Foro di Augusto), che Ottaviano
stesso fece costruire per ricordare Cesare da
lui vendicato.
Possono bastare questi due esempi per immaginare che
emozione può essere muoversi tra i reperti dei Fori per
riscoprire la tragedia shakespeariana in questa nuova,
mai sperimentata prospettiva.
La struttura infatti viene così concepita:
Al Foro di Cesare, i primi tre atti riguardanti Cesare. Il
pubblico, sempre seduto, potrà girarsi o raggiungere
altre postazioni per vedere lo svolgersi del dramma da
punti di vista dettati anche dalla struttura architettonica
oltre che da quella drammaturgia, leggendo così anche
il disegno dello spazio.
Il classico intervallo si trasformerà in un una passeggiata
culturale che porterà il pubblico dal Foro di Cesare al
Foro di Augusto dove, con le stesse modalità, si concluderà
il dramma nella catarsi del IV e V atto dedicati alla
vendetta di Ottaviano con la morte di Bruto.
Qui il teatro diventa una cosa speciale, le regole si ribaltano:
il pubblico si muove e non la scena; lo spettatore
scopre la sua prospettiva dalla quale osservare l’azione
del dramma; ogni oggetto visivo è costretto a mostrare
il suo significato più profondo. Si ripropone nella sua
massima espressione quella emozione che il pubblico di
Passaggi Segreti ha sempre vissuto e cioè il poter vedere
vive quelle pietre che spesso sembrano solo inerti,
misteriosi manufatti umani.
Attori:
Cesare Riccardo Polizzy Carbonelli
Bruto Gabriele Parrillo
Cassio David Gallarello
Antonio Massimiliano Benvenuto
Porzia Marina Lorenzi
Calpurnia Barbara Esposito
Casca | Lepido Massimo Lello
Decio | Titinio Antonio Merone
Trebonio | Messala Fabio Bussotti
Cinna | Ottaviano Mauro Conte
Metello | Lucilio Daniele Miglio
Indovino | Poeta Cesare Belsito
Servo di Antonio | Pindaro Gianluca Testa
Lucio | Stratone Piero Perilli
Voce del Popolo Patrizia La Fonte
Musiche Giorgio Battistelli
Costumi e ambientazione Giusy Nicoletti
Maschere di Marco Almici
Disegno luci Stefano Valentini
Progetto acustico Pietro Di Mascolo
Assistente alla regia Rosamaria Scognamiglio
Movimenti coreografici Lilla Vancheri
Direttore di scena Federico Paffetti
Organizzazione generale Stefano Marafante |
Alberto Cassarino
Progetto grafico Valentina Di Chiara
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